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Archivio di Stato di Chieti

La nostra nuova sede

La Nuova Sede dell’Archivio di Stato sorgerà all’interno del complesso della dismessa Caserma Bucciante, già sede dell'ospedale militare, struttura situata nella Villa Comunale di Chieti, il parco nato nei primi anni del ‘900 dall’accorpamento dei giardini di Villa Frigerj (l'attuale Museo Archeologico Nazionale d'Abruzzo) e di Villa Nolli (l'attuale Seminario Diocesano), già orto botanico dal 1886.

Destinato ad ospedale militare fin dal 1871, il complesso della Caserma Bucciante è stato dismesso da tale funzione ed è oggi ricompreso nel “Piano di razionalizzazione delle sedi delle Amministrazioni dello Stato site in Chieti”. 

Immersi completamente nel verde della Villa Comunale, gli edifici che costituiscono il complesso in oggetto sono anch’essi contornati da piante di alto fusto che costituiscono una unità inscindibile con il patrimonio arboreo della Villa Comunale e che individuano alcuni spazi aperti di interessante qualità.

Il luogo è uno dei più pregevoli di Chieti alta, sia per la collocazione urbana, sia per la qualità della vista panoramica (verso la Maiella), sia per l’interesse storico-architettonico dell’originario edificio esistente nel complesso militare dismesso: l’antico Convento di Sant’Andrea.

 

Il convento di Sant'Andrea di Chieti

La storia ci racconta che nel 1419 il vescovo Nicola II fu trasferito alla guida della chiesa teatina e la città fu interessata da un programma di edificazione di nuovi centri religiosi. Nel 1420 il padre Domenico Ianuvense dell’Ordine Minore degli Zoccolanti ebbe l’incarico di edificare quattro conventi di cui uno a Chieti: il convento di Sant’Andrea. Grazie alle donazioni dei chietini il convento fu presto costruito in una zona elevata della città a mezzogiorno, in un luogo dal quale si gode un bellissimo panorama.

Il Convento fu tenuto sempre in alta e meritata considerazione, fu abitato da dotti e santi francescani, da valenti oratori e da insigni letterati, fu sede di Vicari e di Ministri Provinciali, divenne un centro d’irradiazione di virtù, apostolato e cultura per l’Abruzzo e fuori. Acquistò fama, stima e ricevette elargizioni e lasciti.

Il convento era molto ampio, diviso in due piani per rispondere a tutte le esigenze della numerosa famiglia di religiosi che ospitava; aveva un campanile dalla linea slanciata, un chiostro con attiguo refettorio ed era decorato con rimarchevoli affreschi. Nel 1623 il chiostro fu decorato con pitture murali raffiguranti la vita di Cristo. Sulla porta della chiesa fu posta un’epigrafe che esaltava l’opera redentrice di Cristo, la liberalità dei Chietini e la pietà dei frati. Nel refettorio era dipinta un’Ultima Cena «ritenuta un miracolo d’arte».

Di tutto questo patrimonio storico-artistico sono rimaste solo delle tracce. Infatti dopo la soppressione del convento, l’edificio fu adibito ad Ospedale Militare e la maggior parte dei locali subì radicali trasformazioni. Ciononostante, malgrado le trasformazioni avvenute nel tempo, ancora oggi è possibile individuare le varie parti del convento. La chiesa si trovava dove furono poi adattati i locali adibiti ad uffici della Direzione. Si evidenzia una grande navata con tre alte volte a crociera ed una più piccola corrispondente all’abside. Del campanile non vi è più traccia. Il chiostro, di forma rettangolare, è al centro del complesso edilizio: i lati Nord e Sud presentano un sistema di 6 arcate, il lato Est di 4; quello Ovest ha perso le sue arcate perché il sottoportico fu trasformato in uffici. Le pareti del chiostro sono state più volte imbiancate coprendo definitivamente gli affreschi. Non esiste più il pozzo centrale, ma è stata riscoperta un’antica cisterna in stato di ottima conservazione. Attiguo al sottoportico Est vi è sempre il refettorio ed è visibile una parte dell’affresco dell’Utima Cena.

È difficile stabilire il momento preciso in cui venne deciso il destino ospedaliero del Convento. Scienza e fede si sono sempre date la mano per alleviare i mali dell’uomo, pertanto, oltre che luogo di culto, il Convento divenne anche centro curativo, dapprima riservato solo ai Frati Minori della provincia, successivamente aperto anche ai laici malati che accorrevano da ogni parte. Venne così dotato di un’ampia infermeria e di una farmacia che serviva tutta la cittadinanza e gratuitamente i meno abbienti.

Si sa però con certezza quando fu soppresso il Convento. Gioacchino Murat, posto al trono del regno di Napoli nel 1808, con decreto nel 1811 soppresse il Convento di Sant’Andrea e concesse l’edificio al Comune di Chieti. In realtà pare che il convento seguitasse ad essere occupato ancora dai frati che andarono via definitivamente soltanto dopo la restaurazione dei Borboni. Il re Ferdinando IV di Borbone, infatti, con decreto del 1816 confermò la decisione di Murat e ratificò la concessione del convento al Comune per uso di Casa correzionale e Caserma di gendarmeria.

 

L'Ospedale Militare

Certo è che ben presto l’edificio venne adibito ad Ospedale Militare e come tale funzionò, con modifiche ed evoluzioni, fino alla chiusura.

Le memorie storiche conservate nell’archivio dell’Ospedale, indicano che nel 1871 l’edificio divenne una «Unità Ospedaliera delle Forze Armate Italiane - Ospedale Militare Divisionario» alle dirette dipendenze del IX Corpo di Armata di Bari. Chieti allora era sede di Comando di Divisione per la sua importante posizione strategica nella lotta al brigantaggio. Il territorio di giurisdizione dell’Ospedale comprendeva tutto l’Abruzzo, il Molise e la provincia di Foggia.

L’Ospedale Militare operò anche nella prevenzione delle malattie infettive vaccinando contro il vaiolo sia i militari che la popolazione civile.

Dall’esame delle memorie storiche, molto particolareggiate, si desume che, oltre alla pratica della medicina normale, l’Ospedale svolgeva un’intensa attività chirurgica ed ortopedica.

Nel 1888 l’ospedale risultava fornito di letti di ferro con rete metallica e due materassi, uno di lana e uno di crine, in sostituzione dei comuni pagliericci; le stoviglie di stagno vennero sostituite con quelle di vetro e di porcellana della ditta Ginori; nel 1889 l’acqua potabile venne portata dalla città all’interno dell’ospedale, sgorgando direttamente dai rubinetti.

Da allora fino alla chiusura, avvenuta nel 2013, l’Ospedale ha continuato a subire continue opere di trasformazione e di ristrutturazione per renderlo sempre più efficiente e funzionale, con attrezzature medico-ospedaliere all’avanguardia.



Ultimo aggiornamento: 15/04/2024